L’opera mediaticamente più discussa della Biennale quest’anno è fuori dall’esposizione.
Biennale di Venezia, un evento cult per ogni appassionato di arte e non, di anno in anno colmo di contenuti interessanti, un’occasione dove generalmente si è alla ricerca dell’opera migliore e più accattivante, ma che quest’anno è stata il palcoscenico di una particolare, ma allo stesso tempo straordinaria, performance artistica.
Nella notte, un video viene postato sul profilo ufficiale di Banksy – @banksy -, uno dei più grandi esponenti della street art al mondo dall’identità ancora avvolta nell’anonimato.
Un tizio in zona Piazza San Marco accomoda la sua opera che raffigura una nave da crociera su una composizione di quadri, l’opera dal titolo “Venice in Oil” colpisce sin da subito i passanti abituati alle famose gondole a remi della città lagunare. Qualcuno, senza sapere di chi si tratta, dice persino che è la più bella opera della Biennale.
Ad un tratto si presenta la polizia locale che richiede le autorizzazioni richieste per l’esibizione. Non essendone in possesso, il tizio viene invitato a sgombrare l’area ed allontanarsi.

Si trattava probabilmente di Banksy (!), le sue opere sono sempre stato veicolo di un messaggio culturale, satirico ma anche politico. Ma non è questa l’opera che poi diventerà virale. E trattandosi di lui, questo non meraviglia.
Presumibilmente tra giovedì e venerdì nel cuore della settimana del pre-opening della Biennale, l’artista britannico creava ciò che sommessamente ma prepotentemente avrebbe fatto parlare più di ogni altro evento artistico.
Uno stencil da muro a spray in una delle facciate di un palazzo storico nel cuore della città nei pressi di Santa Margherita, è ben visibile superando il ponte di San Pantalon che incrocia il fiume di Ca’ Foscari, un canale nel sestiere di Dorsoduro.
L’opera raffigura un bambino esposto ad un vento impetuoso con indosso un giubbotto di salvataggio ed in mano un candelotto luminoso di color fucsia utilizzato solitamente come segnalatore per il soccorso in mare. E’ evidente l’accostamento al problema dell’immigrazione.
Il piccolo naufrago viene raffigurato con i piedi immersi nell’acqua soggetto al pericolo dell’alta marea che potrebbe mettere a repentaglio la sua vita, sintomo di un contesto di crisi generale di cui probabilmente anche l’arte contemporanea è affetta.
La fiaccola impugnata nella mano sinistra porta alla mente la Statua della Libertà sul fiume Hudson in Liberty Island negli Stati Uniti d’America, simboleggia il fuoco eterno della libertà, una libertà di cui purtroppo il bambino è privato.
Si accendono, è il caso di dirlo, in tal modo i riflettori su temi di attualità e denuncia sociale troppe volte sottovalutati dalla politica per le più disparate motivazioni.
Ciò lo dimostra anche il mancato invito dell’artista alla Biennale di Venezia, come lui stesso dichiara, pur decantando l’importanza dell’evento, “Despite being the largest and most prestigious art event in the world, for some reason I’ve never been invited”.
Inutile dire che l’opera presente nel palazzo storico in questione, presente nell’inventario ed in vendita presso la famosa società di intermediazione immobiliare Engel & Volkers, abbia fatto lievitare il valore dell’immobile ad una cifra record ormai soprannominato “The Banksy Estate”.
Ma al di là del business, l’arte si è rivelata ancora una volta veicolo di eccezionale comunicazione e l’artista assume un ruolo sempre più centrale in un mondo dove la cultura e l’etica sono purtroppo sempre più lontani.